È capitato a tutti noi di chiederci se i dati forniti dal nostro specialista di fiducia, tecnico ci laboratorio geotecnico, geofisico, petrografo, siano di buona qualità: ci vengono consegnate paginate di grafici, numeri e scritte poco intelligibili, un po’ come le ricette dei medici, quando ancora scrivevano a mano, con le eleganti stilografiche panciute. E la sensazione di capirci poco collide dolorosamente con la nostra curiosità e con voglia di saperne di più.
Certo non possiamo essere specialisti in tutto, ma qualche trucco impariamolo, ed oggi ve ne racconto uno facile facile.
Quando si fa la sismica a rifrazione, si energizza (in gergo ‘si scoppia’, dai tempi dell’esplosivo) in differenti punti dello stendimento: alle estremità, al centro e nei punti intermedi (quelli bravi aggiungono anche punti esterni, ma non complichiamoci la vita). Il primo passo dell’interpretazione è riportare su un grafico tempo/distanza i cosiddetti ‘primi arrivi’ che ci danno la velocità delle onde sismiche nel terreno: questo è il grafico delle dromòcrone (per l’amor del cielo l’accento sulla seconda ‘o’, con buona pace del mio insegnante delle superiori!). Verificare la qualità di questo grafico è facile e si fa ad occhio.
Alla base di tutto c’è il principio della reciprocità: per andare da un punto ad un altro un’onda sismica ci mette lo stesso tempo che a fare il percorso in senso opposto.
Ma energizzando in diversi punti del profilo creiamo una quantità di casi in cui le onde fanno lo stesso percorso in entrambi i sensi: in tutto sono otto, e quindi al lavoro! Diamo un’occhiata a queste dromocrone!
In colore rosso abbiamo evidenziato gli scoppi estremi: è il controllo più facile. Se ci mette 40 millisecondi per fare il percorso da ‘A’ a ‘B’, ci metterà lo stesso tempo in senso inverso. Quanto bisogna essere pignoli? Mah, usando la motosega grossa, possiamo dire che per una velocità media, un errore di un millisecondo incide per qualche decimetro, quindi cerchiamo di stare entro pochi millisecondi di scarto. Con i colori blu, arancione e verde abbiamo evidenziato i tratti di dromocrone omologhi, ed anche in questi casi i tempi di ciascuna coppia devono essere gli stessi. Oltre a quelli evidenziati, ci sono altre quattro coppie di dromocrone da verificare, ma per ora fermiamoci qui.
Ma perché i tempi dei primi arrivi potrebbero sembrare diversi? I motivi sono tanti, ma in genere dipende sempre da acquisizioni di bassa qualità: ambienti rumorosi, logistica complicata, condizioni atmosferiche avverse, strumenti bizzosi sono tutti elementi che contribuiscono ad abbassare la qualità dei segnali acquisiti da cui derivano primi arrivi approssimati e mancanza di reciprocità. E se manca la reciprocità il risultato è certamente sbagliato!
Studi e riflessioni intorno al mondo dei fenomeni scientifici legati alla geologia, contributi inediti nati dalle nostre esperienze professionali.